L′edizione di quest′anno della Biennale di Pontevedra in Spagna, allestita in diverse parti della città, inaugurata il 21 giugno scorso durerà fino al 30 settembre 2025, con la presenza di 60 artisti di 28 nazionalità diverse.

La 32a Biennale di Pontevedra si rivolge alle nostre coscienze perché si rivoltino contro le guerre lanciando il titolo/slogan Essere di nuovo umani. Riguardo al dolore degli altri, ispirato dalle idee di due pensatori contemporanei: Rob Riemen, filosofo olandese e Susan Sontag, intellettuale critica statunitense.

La vera cultura umanistica è quella che ci insegna a vivere in armonia con noi stessi, con gli altri e con il mondo… L’arte di essere umani è un invito a servire la vita, a porre fine all’odio e alla paura,ci dice Rob Riemen

La guerra lacera, squarcia. La guerra strappa, sventra. La guerra brucia. La guerra smembra. La guerra distrugge, ci ricorda brutalmente Susan Sontag

Sembra proprio che l′essere umano – quello strano animale dotato di anima e di coscienza a cui Mariella Poli ha dedicato la mostra attualmente in essere al C.A.M.Po. – possa vivere in pace solo per intervalli di tempo più o meno brevi tra una guerra e la successiva. L′identità collettiva del consorzio umano sembra segnata da guerre perenni, un fenomeno che sfregia profondamente anche i tempi attuali. Nel mondo ci sono oggi oltre 50 conflitti armati, con il coinvolgimento di 92 paesi, inclusa indirettamente anche l′Italia. La guerra tra Russia e Ucraina, gli scontri ininterrotti che sconvolgono il Medio Oriente forse ci colpiscono maggiormente, per la vicinanza geografica e perché, di fatto, stanno cambiando il tessuto sociale, emotivo ed economico anche della nostra società.

Pablo Picasso. Guernica, Museo Rina Sofìa, Madrid, 1937, da Wikisource

Per secoli, l’arte è stata utilizzata per glorificare la guerra, esaltare il coraggio dei combattenti e celebrare i trionfi militari degli Stati. Con l’avvento della modernità, l’arte ha assunto un ruolo sempre più critico e di denuncia. Capolavori come Guernica di Picasso o I Disastri della Guerra di Goya rappresentano la guerra come tragedia collettiva, mettendone in luce le conseguenze devastanti e la disumanizzazione che comporta.

In contesti estremi, come i campi di prigionia, l’arte ha rappresentato uno strumento di sopravvivenza e umanizzazione, sia per chi la produceva sia per chi ne percepiva i benefici. Gli artisti internati hanno spesso trovato nell’arte un modo per mantenere la propria identità e, talvolta, per suscitare empatia anche nei carcerieri.

Nell’arte contemporanea, soprattutto nel dirompente movimento della street art, la guerra viene affrontata attraverso simboli e metafore che invitano alla riflessione, alla speranza e alla ricerca di pace anche nei contesti più oscuri. L’arte è quindi un ponte tra l’individuo e la collettività, uno spazio di consapevolezza e di invito all’azione. L′arte è potenza del corpo e della mente, incitamento alla vita, alla gioa di vivere, all′approfondimento continuo delle esperienze sensoriali. Gli artisti hanno non solo la forza di tenere acceso l′interesse sulla pace: hanno il compito (riconosciuto) di ispirare il cambiamento delle coscienze.

L’esposizione di Pontevedra propone a tutti di tornare a essere umani, di recuperare la capacità di riflessione ed empatia per gli altri. L’arte, la spiritualità e l’immaginazione forniscono una risposta possibile per fermare la guerra, sollecitando una riflessione collettiva ricolta alla guarigione delle menti.

Dopo ogni conflitto la ricostruzione non sarà solo materiale, ma necessariamente artistica, con lo spargimento di metafore, simboli e narrazioni che gettano ponti tra genti diverse, esperienze estranee, tra i confini del visibile e dell’invisibile, del reale e dell’immaginato. La speranza dell′immaginazione collettiva nasce dal bagliore delle opere d′arte, dalle menti e dai corpi di artisti capaci di vedere un futuro in cui la guerra non sia il destino, ma il superamento dell’oscurità attraverso la luce, l’amore e la verità. Solo tornando a essere umani si capirà per davvero che abbiamo ancora un′anima e una coscienza, soprattutto in un epoca nella quale si incrociano umanesimo e postumanesimo, lo stato esistenziale nel quale le macchine (i robot, l′ingegneria biologica) sembrano mediare le esperienze, anestetizzando la sensibilità umana verso i patimenti altrui.

Attraverso una decina di spazi distribuiti in tutta la città, la biennale propone l′incontro tra voci e linguaggi di varia natura e promuove un dialogo tra violenza e pace, gente costretta all′emigrazione e all′esilio, tra l’oscurità della guerra e la luce della speranza. Più di sessanta artisti di diversi paesi, alcuni provenienti da zone di conflitto, partecipano con opere che affrontano temi come la spiritualità, l’amore, la tolleranza, la verità e l’utopia. Il programma comprende anche numerose performance artistiche e musicali nonché proiezioni di film e video sul rapporto tra arte e guerra.

Frontespizio della serie di incisioni I disastri della guerra, pubblicati postumi nel 1863.

L’esposizione inizia con I disastri della guerra di Goya, una serie di incisioni che ha posto le basi per esplorare la sofferenza umana e le forme di resistenza di fronte alla violenza. Nei diversi spazi sono presentate opere che affrontano la guerra da differenti prospettive e utilizzano metafore e simboli che invitano a riflettere su come ricostruire la nostra umanità attraverso l’arte, la memoria e il pensiero.

Francisco Goya, A torto o a ragione, 1810-15. Incisione (acquaforte, bulino, puntasecca), 15,5 x 20,5 cm. Dalla serie di incisioni I disastri della guerra. Madrid, Museo del Prado.

Ogni individuo che non comprende l′arte è solo. Ognuno che la pratica produce società, relazioni, senso di appartenenza e tensione verso un rapporto rappacificato con l’universo, un′armonia tra esseri viventi e ambiente inanimato. Tornare a essere umani è una proposta che va oltre l’individuo, che intende praticare l’educazione dello spirito e la trasfigurazione del quotidiano nel trascendente artistico. Al contrario, il transumanesimo si orienta a trascendere i limiti biologici non con l′arte, ma con tecnologie estreme, come l’intelligenza artificiale e la biotecnologia, per riconfigurare la nostra natura, modificando le capacità fisiche e mentali con la promessa di un futuro migliore per tutta l′umanità. Il mondo transumanizzato può apparire bello e scintillante, futuro e futuribile, ma rischia di perdere la spiritualità e la morale dell′umanesimo. Non è la stessa cosa cercare di tornare alla natura com′era prima di essere violata o volerla reinventare completamente con il progresso tecnologico. Il punto è che nessuno dei due movimenti di pensiero – umanesimo e trasumanesino – può fare a meno degli artisti, i soli veramente capaci di vedere un futuro rispettoso delle anime e dei corpi umani.

Hans Haacke, Wir (Alle) Sind Das Volk—We (all) Are The People, 2003.2025, dal sito dell’Harvard Art Museum

Olafur Eliasson, Colour Square Sphere (2007), dal sito della Biennale

Alla 32ª Biennale di Arte di Pontevedra sono state invitate sia figure affermate a livello internazionale sia artisti emergenti. Tra i partecipanti figurano nomi di grande rilievo come l′islandese Olafur Eliasson, il tedesco Hans Haacke, la scozzese Susan Philipsz, il cui lavoro riguarda la possibilità del suono di attivare lo spazio, generando interazione tra l’uditorio e l’ambiente, e la palestinese Emily Jacir, che lavora sul tema della migrazione, della resistenza e la memoria storica specialmente in Palestina. La mostra dà spazio anche a nuovi talenti, molti dei quali provengono da paesi in guerra o da contesti di particolare attualità sociale e politica. In particolare, vengono citati come nuovi valori artisti come Carlos Fer e Andrea Davila Rubio, a conferma dell’attenzione della Biennale verso le voci emergenti accanto ai grandi protagonisti della scena artistica contemporanea.

Carlos Fer, Ejercicios para Colgar una Pintura, dal sito dell’artista

Andrea Davila Rubio, El cuerpo es tierra que se convierte en jardín al contacto con el agua (The body is earth which becomes garden at the touch of water, 2025), dal sito della Biennale

Pontevedra è un esempio di come un evento culturale che attira molti visitatori possa giocare un ruolo nel risveglio delle coscienze contro tutte le guerre e quale sia – in definitiva – il compito più vero degli artisti: toccare le corde più sensibili dell′animo umano e risvegliare la consapevolezza dell′inutilità dei conflitti armati.

Categories:

Comments are closed

il BLOG di C.A.M.Po.

Novità su Eventi, Pubblicazioni, Mostre …
al Centro Arte Mariella Poli

e in altri luoghi pubblici e privati

Come trovarci

Indirizzo
Via Padule, 63/g
55045
Pietrasanta (LU)

 

Telefono
+39 340 519 4083

email
mariella.poli@gmail.com