Mario Vargas Llosa, 2011, foto da Pontificia Universidad Católica de Chile, Santiago, Chile

Aquellos años del boom. García Márquez, Vargas Llosa y el grupo de amigos que lo cambiaron todo

Un libro di Xavi Ayén, edito da RBA, Barcelona, 2014, 876 pagine

di Gian Luigi Corinto e Mariella Poli

Pochi giorni fa, il 13 aprile scorso, Mario Vargas Llosa ha lasciato questa terra. Gli era stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura nel 2010. Molti anni prima, lo stesso premio era stato assegnato al suo grande amico Gabriel García Márquez, scomparso nel 2014. I due sono stati universalmente riconosciuti come grandissimi romanzieri e celebrati come protagonisti del cosiddetto Boom latinoamericano, del quale hanno vissuto gli anni di pieno splendore, ricchi di grandi successi letterari e mondani. Per decenni, sono stati intimi amici, ma a un certo punto della vita hanno smesso di parlarsi. La rottura fu drammatica e violenta, segnata da un pugno che un giorno Mario sferrò in pieno volto a Gabriel, che finì al tappeto come un pugile suonato. I motivi della lite sono stati a lungo taciuti, raccontati male, anche per un certo riserbo mantenuto dai due protagonisti sulle vere cause. Sono state formulate molte ipotesi su possibili diversità di vedute politiche e ideologiche, come su altri motivi di natura più propriamente personale. L’evento non si può rubricare sotto l’etichetta del gossip, visto che mise fine a un’amicizia vera, ma segnò anche la fine simbolica del movimento letterario latinoamericano che aveva visto i due come protagonisti assoluti.

Anche di recente, appunto in occasione della morte di Mario Vargas Llosa, molti hanno ricordato il fatto del pugno, ma pochi ne hanno saputo raccontare i retroscena. Nel 2014 è uscito un libro, purtroppo non disponibile in italiano, del giornalista spagnolo Xavi Ayén dal titolo Aquellos años del boom. García Márquez, Vargas Llosa y el grupo de amigos que lo cambiaron todo, pubblicato a Barcellona da RBA. È significativo che l’autore abbia scelto di raccontare gli anni del Boom mettendo nel titolo proprio i nomi dei due ex amici, due personalità che si attraevano ma che erano completamente opposte, un grande intellettuale e un narratore puro. Se mai ci fosse stato qualche dubbio, questo libro racconta come entrambi siano stati l’epicentro attorno al quale si è formato il gruppo di eccelsi scrittori che hanno disegnato gli orizzonti cosmopoliti della letteratura ispanica. Ayén va subito al sodo, intitolando il secondo capitolo Gabriel García Márquez, el gran estallido (la grande esplosione di successo) e dedicando il quarto, La disciplina de un cadetto, a Mario Vargas Llosa, partendo dalla sua educazione in un collegio militare. Il penultimo capitolo Gabo y Mario. Historia de un fratricidio racconta la storia e i precedenti della rottura dell’amicizia attraverso interviste ai diversi protagonisti e testimoni della vicenda. Il capitolo seguente, l’ultimo, s’intitola non casualmente ¿Y luego?, ovvero “E poi?” che succederà dopo questo?

Dal 1970, Maro Vargas Llosa viveva con la moglie Patricia a Barcellona. Nel 1974, la coppia decise di lasciare la capitale catalana per rientrare in Perù. Le pressioni della moglie erano forti in tal senso, lo scrittore non era molto contento. Prima di partire fu omaggiato con una festa organizzata dall′agenzia letteraria di Carmen Barcells, alla quale era presente tutta la cerchia di amici intellettuali. Tra questi lo psichiatra Ramón Vidal Teixidor, al quale Mario Vargas Llosa confidò che la moglie si sarebbe pentita presto di quella decisione. Il viaggio transoceanico si annunciava turbolento.

Sulla nave viaggiava un′affascinante signora, Susana, sposata con un architetto di Madrid. L′attrazione dello scrittore per la bella spagnola fu ricambiata con passione tanto che Vargas Llosa sbarcò a Lima con una nuova partner, abbandonando Patricia e la famiglia. La convivenza in un appartamento di Barcellona della coppia durò poco. Per Vargas Llosa si trattava in fondo di una semplice crisi coniugale, anche se il matrimonio, molto animato, andava avanti con faticosi alti e bassi, continuamente in altalena sulle montagne russe. Nel 1975, tra maggio e giugno, la signora Llosa si trovava a Barcellona per sistemare alcune questioni. Era naturale frequentare gli amici di sempre, quelli che giravano intorno a Carmen Balcells e alla sua agenzia letteraria. Tra questi c′era lo scrittore García Márquez che insieme alla Castells un giorno si recò a trovare Patricia all′hotel dove alloggiava. Fu organizzata una cena tra amici che si protrasse con molte bevute oltre le tre di notte. La mattina dopo, Patricia doveva lasciare l′hotel almeno alle sette per poter prendere l′aereo per Lima. L′amico Gabo si offrì di accompagnarla in auto, ma forse perché l′alcol non era stato smaltito del tutto sbagliò strada e fece perdere il volo alla moglie del suo amico. Nei racconti, i due giocarono un po′ sui possibili fatti accaduti, per fare ingelosire il gelosissimo ma infedele Mario Vargas Llosa. Nessuno sa per davvero che cosa sia successo in auto quella mattina ancora immersa nei fumi alcolici, ma Vargas Llosa non la prese bene. Soprattutto non reggeva l′insinuazione fatta dalla moglie che mentre lui era lontano con Susana lei avrebbe potuto riceve qualche manifestazione di affetto da parte di García Márquez. Nonostante tutto, Mario e Patricia si riconciliarono, ricomponendo la famiglia, anche se, evidentemente Mario non poteva dimenticare né sapeva perdonare.

Qualche mese più tardi, il 12 febbraio 1976, durante l’anteprima di un film in un locale di Città del Messico, Vargas Llosa stese García Márquez con un formidabile pugno, davanti a numerosi intellettuali messicani accorsi a vedere il film. Diversi testimoni hanno raccontato che García Márquez si era diretto verso l′amico a braccia aperte per salutarlo, ricevendo invece un pugno molto forte in pieno volto. Vargas Llosa disse subito che era per per quello che aveva fatto a Patricia a Barcellona. Gabo fu soccorso dalla moglie che si procurò una bistecca per mettergliela sull′occhio tumefatto, come si fa con i pugili.

Tra Patricia e Mario ci furono ovviamente liti furiose, con accuse infuocate e parole pesanti, ma Vargas Llosa non si pentì mai di quel pugno anche se diceva di essersi sorpreso della forza che era riuscito a dare al cazzotto. Del resto era stato educato alla Scuola Militare Leoncio Prado, dove le questioni tra i giovani allievi militari si risolvevano virilmente a pugni e dove il nonnismo era una pratica educativa.


Gabriel García Márquez, 2009. Foto da Festival Internacional de Cine en Guadalajara

García Márquez non si capacitò mai di quel gesto, e disse sempre che con Patricia non c′era stato nessun avvicinamento, se non di natura amichevole. Certo è che a un certo punto tra i due amici iniziarono a manifestarsi ruggini di altra natura, causate da divergenze politiche piuttosto evidenti. García Márquez era schierato apertamente a favore di Fidel Castro, mentre Vargas Llosa aveva abbandonato il credo comunista per abbracciare posizioni liberiste. Quando García Márquez vinse il Premio Nobel nel 1982, il peruviano dichiarò che gli sembrava un premio politico, e che il grande Borges lo avrebbe meritato molto di più. Alla morte del colombiano nel 2014, Vargas Llosa ebbe comunque e giustamente parole di elogio per l’opera del suo ex amico.

Nelle oltre ottocento pagine del libro, Xavi Ayén tratta anche di tutti gli altri membri del movimento, tra i più noti dei quali si ricordano Julio Cortázar, Carlos Fuentes e José Donoso. C’è soprattutto un’attenzione particolare alla città di Barcellona come elemento imprescindibile nella formazione culturale del movimento, quasi un importante terzo attore dopo García Márquez e Vargas Llosa. Il Boom fu però un movimento con evidente vocazione cosmopolita e altre capitali, Buenos Aires, Parigi e Città del Messico, sono state punti d’incontro tra intellettuali ispanici di successo. Il libro certo non le dimentica, ma per l’autore Barcellona, la città dove peraltro vive, resta il luogo che ha dato la spinta più forte al successo del Boom latinoamericano.

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